Articolo "Le Note Gregoriane: segnaletiche di spiritualità"

creata il 18 Maggio 2017

 

LE NOTE GREGORIANE: SEGNALETICHE DI SPIRITUALITA'

 

   A)   LA MUSICA COME DONO CELESTE.

 

La musica è un arte che viene dall'alto. Perfino i pagani spiegavano il termine musica come derivante dalle Muse, dee ispiratrici della poesia e del canto.

Una fiaba ebraica  evidenzia l'origine celeste del canto."Come Dio creò l'anima di Davide,futuro autore dei salmi ? Egli aprì le porte del canto: prese il trillo degli uccelli, il mormorio delle selve, le amene voci dello zaffiro, che risuonano tra le fronde e le foglie, il sussurro delle fonti e dei ruscelli, il canto di quelli che implorano Dio e i loro inni di ringraziamento, e ne fece un' anima che insufflò in Davide".

(J.Z.Kanner"Fiabe ebraiche"Mondadori 1991,p.72).

Ora il Salmo 32 proclama :"Cantate... con ARTE a Dio". Nel cantore non è sufficiente eseguire con attenzione tutti i segni grafici : punctum, quadratum, quilisma, pes ,

podatus, clivis...Ma urge vivere ciò che si canta. Non s' intende fare tutta la storia del canto gregoriano, ma solo evidenziare le richezze spirituali, che le note ci offrono.

S. Agostino sul Salmo 92 commenta :"Qualunque cosa tu faccia, falla con letizia. Allora fai il bene, e lo fai bene. Se invece operi con tristezza, sia pure che per tuo mezzo si faccia del bene, non sei tu ha farlo: reggi il salterio, non vi canti. Nel salterio a dieci corde con il cantico nella cetra: cioè con la parola e con l'opera.Con il cantico significa con la parola, nella cetra significa con l'opera. Se pronunci soltanto le parole, è come se tu avessi solo il cantico, senza la cetra. Per questo devi parlare bene e agire bene, se vuoi avere il canto con la cetra".

 

             B) LA MUSICA COME GIOIA.

In generale tutti cantano. Sole le persone depresse non cantano. E c'è da diffidare di uno che non canta. In uno scritto dei primi secoli "IL PASTORE D'ERMA",

leggiamo :"L'uomo triste si comporta male. Agisce male, perchè contrista lo Spirito Santo, che fu dato come dono gioioso all'uomo... spesso commette ingiustizie. La tristezza non permette che la preghiera ascenda pura sull'altare".

Il monaco Flavio Magno Aurelio Cassiodoro,contemporaneo di S.Benedetto (475-580) e fondatore del  monastero di "Vivarium", in Calabria, annota nel libro delle Istituzioni:"Se continuerete a commettere ingiustizie, Dio vi lascerà senza musica". Nella Bibbia, quando Dio maledice il popolo lo lascia senza canto. "La voce degli arpisti e dei musicisti, dei flautisti e dei suonatori di trombe non si udrà più in te...

la voce dello sposo e dell sposa non si udrà più in te"(Ap.18,22-23).

Nella Sacra Scrittura sono tanti i verbi che stimolano a benedire, lodare, glorificare e cantare e inneggiare al Signore. Il salmo 64 proclama che nell'universo :"TUTTO CANTA  E GRIDA DI GIOIA".

Nel nostro pellegrinaggio terreno dobbiamo "cantare e camminare" verso Dio.

(S.Agostino). Si chiede Agostino:"Cosa si farà in paradiso?"

Risponde :"Vedremo Dio-lo ameremo -e lo loderemo.Senza fine sarà la lode (o il canto), perchè senza fine è l'amore".

Urge ricordare che i nostri canti terreni sono sempre prove di canto. Si canta,

 pertanto per alleviare i disagi del cammino verso il Regno e ci si acclimata al cielo, ossia iniziamo quì ciò che faremo per sempre. La liturgia in un prefazio comune canta:"Tu, o Padre, non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie; i nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva ".

"E' bello dar lode al Signore e cantare al tuo nome, o Altissimo, annunciare al mattino il tuo nome... sull'arpa a dieci corde e sulla lira , con canti sulla cetra"(Sal.92).

" Nella liturgia terrena noi partecipiamo pregustandola a quella celeste che viene celebrata  nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini"

(Catechismo della Chiesa Cattolica 1090).

 

                              C) LA MUSICA COME SEGNO.

La musica sacra è liturgia, che è un complesso dei segni.

Il canto ci fa intravedere il mistero, e ci rimanda ad una realtà più alta. Il canto gregoriano è preghiera che canta ; e canto che prega. S.Gregorio Magno,Papa,(590-604) fu il restauratore del canto, che porta il suo nome.Tralasciò le varie nenie antiche ed orientali (sia giudaiche,che greche ) . Eliminò neumi troppo fioriti.

Nelle note, dette "neumi"= dal greco pneuma (soffio-fiato), c'è riferimento allo Spirito che eleva  i cuori. Pertanto si può affermare : lo Spirito parla con le note.

La melodia è legata al testo. Nasce per ornare, esaltare e dare completezzza espressiva alle parole liturgiche. C'è una simbiosi verbale e melodica , nel gregoriano, parole e neumi sono un tutt'uno. Esprime l'unità dei cuori, che cantano, e la gioia dell'incontro con Dio. Le note sono trasparenza del divino, quasi sacramento dell'eterno. C'è anche armonia tra canto e vita eterna. Difatti la tradizione cristiana raffigura gli spiriti beati nell'atto di cantare in coro rapiti dalla bellezza di Dio.

Il monaco Guido D'Arezzo, dell'Abbazia di Pomposa,nel sec.XII, introdusse le note, lasciandosi illuminare dalle sillabe iniziali dei primi versetti dell'inno di S.Giovanni Battista ( Ut queant laxis...). Le note scritte su quattro righe sono dette figure musicali. Sono di due tipi:figure di suono (le note ),e figure di silenzio (le pause).

Il suddetto monaco era covinto che ai vari toni si possono associare sentimenti diversi

 Il PRIMO TONO è grave . Il SECONDO è triste. Il TERZO mistico. Il QUARTO è

ARMONIOSO. Il QUINTO è allegro. Il  SESTO devoto. Il SETTIMO è angelico.

L'OTTAVO perfetto.

Riguardo poi alla scala c'è un 'allegoria giudaica, molto suggestiva.

Quando Giacobbe,in fuga da Esaù, era giunto a Betel, secondo la Bibbia(Gn28,10-19)

ebbe una visione.Una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco angeli che salivano e scendevano su di essa. Ebbene, alla fine gli angeli

si dimenticarono di ritirare la scala, che perciò, rimase piantato sulla terra.

Così, divenuta scala musicale,le note angeliche permettono ancora a Dio di scendere  verso di noi e parlarci; e a noi di ascendere in cielo per raggiungerlo.Questo intreccio tra musica e fede è divenuto una costane per l'esperienza artistica e religiosa.

 

 

          D) LA MUSICA COME SEGNALETICA DI SPIRITUALITA'.

S.Benedetto auspica che la mente s'accordi con la voce che canta e prega.(R.B.c.19)

Le note non sono musica . Lo spartito non dice nulla, se non viene  eseguito.

Ma non basta cantare con la voce, ma è necessario vivere ciò che si canta.

Ora il canto gregoriano in se stesso  può aiutare il monaco a vivere i tre voti religiosi:

CASTITA'  - POVERTA'  - OBBEDIENZA.

 

   CASTITA')   La musica gregoriana difatti è casta. Mira alla massima trasparenza. Elimina ricercatezze, affettazioni, ogni civetteria come succede nella polifonia. Evita ogni manierismo, sentimentalismo, sensualismo. Non ama il canto teatrale, e allontana ogni frivolezza. I vari sentimenti di amore, di speranza, di fiducia e di tristezza sono presentati ordinati e calmi.Le note non cercano di farsi ammirare e di mettersi in posa.

Il religioso non s'appartiene, e con amore indiviso cerca  solo Dio.

Nelle Confessioni S.Agostino confessava la paura che la voluttà della melodia potesse distrarlo dalle realtà celesti.

"Beati i puri di cuore, perchè vedranno Dio"(Mt 5).

   POVERTA')  Il canto gregoriano è povero. Rinuncia ad arricchire le note,difronte alle ricchezze rutilanti dell'orchestra e della polifonia. La musica gregoriana offre una linea retta, semplice , povera, libera in un andamento sobrio e discreto. Utilizza solo intervalli piccoli : la seconda, la terza... Rinuncia a frazionare i toni in semitoni. Tralascia di dividere i tempi. Ignora i tempi alti e forti. Al canto gregoriano non manca nulla. Ha una natura sgombra da complicazioni. Vivace nei movimenti, va diritto all'essenziale, staccato dal superfluo e da fronzoli vari.

   OBBEDIENZA )    Il canto gregoriano è obbediente. Le melodie non esistono per se stesse, e con docilità meravigliosa si sottomettono al testo.Quì c'è solo musica come serva della parola. E' la parola che fornisce le formule di lode e di adorazione. L'autentico discepolo di Cristo deve rinunciare a se stesso,seguire Gesù e mettersi al suo servizio. Quì viene rispettata la parola di Dio e il canto la mette in risalto.Questo canto ricerca solo la gloria di Dio, perciò obbedisce alla sua parola.

 

         

                                 SPUNTI  DI SPIRITUALITA'

 

Anche ogni nota ci lancia un messaggio di spiritualita' e ci avvicina sempre più a Dio.

 

                                                         DO

In  un inno pasquale David Maria Turoldo si chiede :"Io vorrei DO-nare una cosa al Signore, ma non so che cosa...Tutto è suo DO-no".

"Ogni buon regalo e ogni DO-no perfetto viene dall'alto, e discende dal Padre della luce"(Gc1,17).La prima nota ci stimola a DO-nare, ad offrirci a Dio e ai fratelli.

Cosa può DO-nare l'uomo a Dio?. Il nostro dare, o DO-nare è un riDO-nare.

Il Signore non cerca tanto le nostre opere, ma noi. Le opere servono soltanto ad aprirci a Dio. La vita ci è stata data per essere DO-nata. S.Agostino fà dire al Signore:

"Dà a me, poichè io ho dato a te "(Disc.37). Ricordiamo anche la Parola di Dio che

afferma :"C'è più gioia nel dare che nel ricevere"(At 20,35).

 

                                                      RE

Nel Prologo della Regola ,S.Benedetto  evidenzia il fine della vita.

"Dobbiamo militare sotto Cristo, vero RE ".

Oggi si parla di potere alternativo. Ma l'unico potere controcorrente è la potestà regale di Cristo, RE e centro di tutti i cuori. Giovanni a Patmos contempla il Crocifisso risorto e glorioso che " sul mantello e sul femore porta scritto RE DEI RE e Signore dei Signori"(Ap.19,16). Per il Battesimo e la Cresima siamo tutti dei piccoli "RE", partecipi della funzione regale di Gesù Cristo. Cantare la nota RE  vuol dire che bisogna dominare i vizi capitali, perchè nel Regno di Cristo non regna nessun peccato. Nella Solennità di Cristo RE cantiamo:"Regno di Cristo è RE-gno di verità,e di vita, di amore e di pace, di santità e di grazia".

 

                                                     MI

Contemplando Cristo dobbiamo dire a noi stessi:"MI ha amato e ha dato se stesso per me"(Gal 2,20) Ma per essere di Cristo e rivestirsi di Cristo, bisogna eliminare dalla nostra vita l'io. La nota MI ci libera da noi stessi, dal nostro io , che è il nemico numero uno della perfezione." Quando non puoi dire -questo è MI-o -allora il mondo intero è la tua casa" (S.Francesco).

                                                

                                                     FA

"Chi FA' la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre"(Mc3,35).

"Non chi dice:Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi FA' la volontà del Padre"(Mt7,21). Ogni vita matura e buona deve saper suonare il FA'. Ogni cristiano

deve poter dire sempre come Gesù:"Fa-ccio sempre quello che piace al Padre".

Pertanto fedeltà e coerenza. S.Agostino spiega così la fede. "E' stata da Cristo chiamata fede, la prima virtù teologale, perchè "ciò che si dice si FA'. Quando dici  la parola fede :s'ode il suono di due sillabe:la prima deriva dal fa-re, la seconda dal dire.

Ti domando"Credi tu ?" mi rispondi:"credo".FA' ciò che dici, e questo è già fede"

(Disc.49). 

 

                                                    SOL

 

Suonare il SOL nella vita vuol dire trovare spazi di SOL-itudine e di silenzio.

Ogni canto per non essere cacofonia ha bisogno di una pausa. Nella musica i silenzi sono più eloquenti delle parole. Potremmo affermare con un ossimoro : parla il silenzio. Il cristiano per essere SOL-o di Dio deve cercare momenti di deserto.

Dobbiamo legarci SOL-o a Dio e non andare in cerca di altri amori.

Credendo che il Signore è onnipresente, allora con Gesù possiamo dire:"Io non sono SOL-o, percchè il Padre è con me"(Gv16,32).

 

                                                     LA

Tutto dev'essere diretto LA', in cielo, e nella vita eterna. Qtesto tasto ci ricorda che la vita è un cammino. Col desiderio abitare già LA' in paradiso. In ogni azione chiedersi

ciò che sto facendo mi giova per l'aldi-là.

"Cercate le cose di LA -SSU'(Col.3,1).

 

                                                            SI'

La sintesi della spiritualità cristiana si trova nel saper dire sempre SI'.

Paolo apostolo ricorda ai Corinzi che Gesù è l'Amen , il SI' di Dio.

"O quello che decido secondo la carne in maniera da dire allo stesso tempo "SI' SI'"

e "no, no" ? Dio è testimone che la nostra parola verso di noi non è"sì" e "no".

Il Figlio di Dio, Gesù Cristo... non fu"SI'"  e"no", ma in Lui c'è stato il SI'.

In realtà tutte le promesse di Dio in lui sono diventate SI'.  Per questo sempre attraverso Lui sale a Dio il nostro Amen per la sua gloria"("Cr18,20).

Per cantare il SI' la nostra volontà deve uniformarsi con la volontà di Dio.                          

 

 

                     CONCLUSIONE : CRISTO CANTO VIVENTE

La grandezza e l'efficacia della nostra preghiera dipende dall'unione con la preghiera di Gesù Cristo. Solo Lui è ascoltato dal Padre. Perchè Gesù è il tempio , dove risuona la lode del Padre. Ma Gesù è anche il termine della lode: E' Lui la lode perfetta e vivente del Padre. S.Clemente Alessandrino chiama Gesù:"CANTICO DEL PADRE".

Il Concilio Vaticano II proclama:"Il Sommo Sacerdote della nuova ed eterna alleanza, Cristo Gesù prendendo la natura umana, itrodusse in questo esilio terreno QUELL'INNO CHE TUTTA L'ETERNITA' SI CANTA IN CIELO"(SC83).

 

Questo testo è del Beato Columba Marmion,abate benedettino.

Dunque in cielo c'è un inno vivente, che è Gesù Cristo. Di quì l'urgenza di armonizzare la nostra voce con quella di Gesù,unico mediatore e figlio prediletto del Padre.

 

S.Ignazio di Antiochia ci ricorda che per ben cantare bisogna PRENDERE LA NOTA (o il tono ). Scrive il Santo:"Ciascuno diventi un CORO prendeno nell'armonia del vostro accordo, predendo nell'unità LA NOTA DI DIO. Cantiate ad una sola voce per Gesù Cristo, perchè ascolti e vi riconosca, per le buone opere, che siete le membra di Gesù  Cristo "(Let. agli Efesini 4).

 

Agostino ricorda con commozione gli effetti del canto  ambrosiano sulla sua anima. 

"Quante lacrime versate ascoltando gli accenti dei tuoi inni e cantici, che risuonavano dolcemente nella tua Chiesa... quale fuoco d'amore per Te non ne attingevo"

(Conf.9,8,12).

  

                                                      PADRE GIUSEPPE FEBBO O.S.B.                   

 

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